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barazzo della scelta. Al momento di prenderli uno di loro, intimorito dallo
spettacolo meraviglioso, disse: Non può essere vero... Forse non pos-
siamo toccarli.
Peter li incoraggiò: E va bene. So cosa pensiamo tutti in questo mo-
mento. Ma sono abbastanza sicuro che non ci sia alcun motivo di aver pau-
ra. Sento che siamo giunti in un luogo dove tutto è permesso.
Avanti disse Eustachio, e cominciarono a mangiare.
Volete sapere com'erano i frutti? Sfortunatamente è impossibile descri-
verne a parole il gusto e il sapore. Posso solo dire che, al confronto, la no-
stra mela più gustosa diventava insipida, l'arancia più succosa la più secca,
la pera più morbida e matura pareva un pezzo di legno e la fragola più dol-
ce leggermente asprigna. Inoltre, i frutti non avevano bucce né semi. Dopo
averne mangiato uno, le cose più buone del nostro mondo potevano essere
considerate alla stregua dell'olio di ricino. Ma neppure la più dettagliata e
precisa delle descrizioni potrebbe rendere quel sapore unico e ineguaglia-
bile: non vi resta che assaggiarli di persona! Quando furono sazi, Eusta-
chio disse a re Peter: Non ci hai ancora detto come sei arrivato qui. A-
vevi cominciato a raccontare quando è venuto Tirian.
In effetti non c'è molto da dire rispose Peter. Edmund e io vi
aspettavamo sul binario e abbiamo visto arrivare il treno. Aveva preso la
curva a velocità folle e per un attimo ho pensato che sarebbe deragliato;
poi ho pensato che i nostri si trovavano sullo stesso treno, anche se Lucy
non ne sapeva niente: un fatto molto divertente.
I vostri, Re supremo? chiese Tirian.
Intendo i nostri genitori: miei, di Edmund e Lucy.
E perché erano sul treno? chiese Jill. Vuoi dire che sanno tutto
di Narnia?
No, non hanno niente a che fare con Narnia, andavano semplicemente
a Bristol. Io l'avevo saputo quella mattina, Edmund era sicuro che avessero
preso lo stesso treno. (Edmund apparteneva al genere di persone che
sanno a menadito orari e tragitti ferroviari di tutto il mondo.)
E poi che cosa è successo? chiese Jill.
Non è facile descriverlo, vero, Edmund? disse il Re supremo.
È così, infatti rispose Edmund. Non è stato come le altre volte,
quando venivamo proiettati fuori dal nostro mondo grazie agli anelli magi-
ci. C'è stato un ruggito terribile e ho sentito che qualcosa mi colpiva, anche
se non mi ha fatto male. Non mi sono spaventato. Anzi, ero più che altro
eccitato. Oh, a proposito... questa sì che è una cosa veramente strana: nel-
l'urto mi ero sbucciato un ginocchio, ma la ferita è scomparsa nel giro di
pochi secondi e mi sono sentito subito meglio. E poi... eccoci qua.
È stato più o meno lo stesso, per noi che eravamo sul treno disse il
signor Digory, pulendo le ultime gocce di frutta dalla barba dorata.
Polly e io ci siamo sentiti carichi di energia nuova. Voi giovani non potete
capire, ma non ci sentiamo più come due poveri vecchietti.
Siete giovani, altro che esclamò Jill. Perlomeno come noi.
Un tempo lo siamo stati, cara disse la signora Polly.
E cos'è successo quando siete arrivati? chiese Eustachio.
Be' disse Peter per un po' non è successo niente (non saprei dire
per quanto tempo). Poi, improvvisamente, la porta si è aperta...
La porta? chiese Tirian.
Sì rispose Peter. La porta da cui siete entrato o siete sbucato
voi. L'avete dimenticato?
Ma dov'è?
Guardate indicò Peter.
Tirian si voltò e vide la cosa più strana e ridicola della sua vita. Pochi
metri più in là, illuminata da un raggio di sole, c'era una porta con relativi
infissi e nient'altro. Non c'erano pareti, tetto o pavimento, nessuna costru-
zione e niente che la tenesse in piedi. Si avvicinò, incuriosito, e gli altri lo
seguirono per godere il suo stupore. Una volta di fronte alla porta Tirian le
girò intorno con lo stesso risultato, perché anche dall'altra parte non c'era
niente. Si trovavano in aperta campagna, in un mattino di primavera. La
porta era piantata a terra come un albero cresciuto spontaneamente.
Mio signore disse Tirian al Re supremo è una cosa veramente
singolare.
È la porta da cui siete entrati voi e il Calormeniano cinque minuti fa
precisò Peter, sorridendo.
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